Antropocene – L’epoca umana

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di Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky, Nicholas de Pencier
voce narrante italiana: Alba Rohrwacher
voce narrante originale: Alicia Vikander
genere: documentario – durata: 87 minuti – Canada 2018

in lingua originale oppure doppiato in italiano

Antropocene è un documentario che attraverso la bellezza delle immagini conduce lo spettatore ad una presa di posizione morale: stiamo assassinando la terra e modificando la flora e la fauna in maniera esiziale. Forse siamo ancora in tempo per poterci fermare.

Siamo entrati in una nuova epoca geologica? Il nuovo film di uno dei più acclamati landscape photographer, Edward Burtynsky, con i pluripremiati Jennifer Baichwall e Nicholas de Pencier, sintetizza il lavoro decennale dell’Anthropocene Workgroup, un ensemble multidisciplinare e transnazionale di scienziati che stanno ricercando i segni inconfutabili di come dall’Olocene il nostro pianeta stia entrando nell’epoca dell’Antropocene. Un viaggio attraverso tutto il mondo realizzato con tecniche fotografiche avanguardistiche per prendere coscienza della responsabilità della specie umana nel plasmare il destino del proprio habitat.


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APPROFONDIMENTO
Luca Ciccioni per anonimacinefili.it

I registi di Antropocene: L’Epoca Umana, forti di una solida filmografia nel genere, percorrono una strada consueta – ma senza rinunciare alla spettacolarità. Alternando una moltitudine di dichiarazioni, il voice over di Alicia Vikander e spettacolari immagini girate in altissima qualità in 6 continenti e 20 paesi, in un’ora e ventisette i metraggio creano un ibrido tra la documentaristica dall’alto valore artistico di Reggio, la magnifica divulgazione delle migliori serie documentarie della BBC e un pamphlet ecologista à la Greta Thunberg. Un’operazione ben supportata dalle musiche di altre due canadesi, la compositrice specializzata in panorami sonori Rose Bolton e la singolare dr. Norah Lorway, ingegnere informatico specializzato in intelligenza artificiale abituata a esibizioni di musica elettronica live nelle quali programma in tempo reale (in senso letterale, scrivendo stringhe e stringhe di codice visualizzate dal vivo su uno schermo) i propri suoni. Un tandem decisamente singolare e di grande talento, che però fa ogni tanto sentire la mancanza di quei guizzi di ritmo ed energia tipici degli arpeggi di Philip Glass, tanto importanti nel dare ritmo a Koyaanisqatsi e ai suoi successori.

Se non sempre il ritmo è precisamente vivace, a rendere Antropocene un’esperienza ipnotica ci pensa uno dei tre registi, Edward Burtynsky, che si dà il caso sia uno dei più grandi fotografi paesaggisti al mondo, specializzato proprio nel raccontare l’impatto dell’antropizzazione e premiato dal suo paese nel 2007 con il titolo di Ufficiale dell’Ordine del Canada, la più alta onorificenza nazionale. Le immagini su larghissima scala, ultra dettagliate, avvincenti, dalla composizione sempre perfetta, dall’impatto emotivo ineludibile, sono infatti la vera essenza e il primissimo merito del film. La natura marcatamente divulgativa della pellicola potrebbe far storcere il naso ai cinefili abituati a racconti per immagini più sofisticati, ma in fin dei conti, se anche si fosse optato per la totale abolizione del commento fuori campo, le terribili ma bellissime immagini da sindrome di Stendhal che vediamo sullo schermo basterebbero a raccontarci l’urgenza di un nuovo rapporto tra l’uomo e il suo ambiente.