17,00 Searching For Sugar Man + 19,00 The Act Of Killing + 21,30 Jiro Dreams of Sushi

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Ore 17,00

Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul (Svezia – Gran Bretagna 2012 – ’86) -DOC– v.o. sottotitoli in italiano
Premio Oscar come Miglior Film Documentario

 Ore 19,00

The Act of killing di Joshua Oppenheimer (DAN-NOR-UK , 2012, 115’)
v.o. con sottotitoli in italiano

Nel 1965, con un colpo di stato, l’esercito depone il governo indonesiano. In meno di un anno chiunque si opponga alla dittatura militare viene accusato di comunismo e trucidato con l’appoggio della Gioventù di Pancasila. Appartenenti ai sindacati e alla minoranza etnica cinese, contadini privati della propria terra e intellettuali sono giustiziati dai paramilitari e da piccoli fuorilegge dediti al bagarinaggio di biglietti del cinema presto elevati allo stato di killer spietati. Gli assassini di ieri oggi sono uomini benestanti che hanno accettato di ricreare le scene delle loro torture e esecuzioni, adattandole ai generi cinematografici preferiti: western, musical e gangster movie.
È un varco sul mondo del negativo quello aperto dallo sconvolgente documentario diretto da Joshua Oppenheimer, una breccia verso un male assoluto incredibilmente restituito da una macchina da presa che sceglie di non commentare. Rinunciando alla voce fuori campo, a ragione sostituita da poche didascalie iniziali che introducono lo scenario storico, The Act of Killing ha come protagonisti Anwar Congo, carnefice nel 1965, e Herman Koto, gangster e leader dei paramilitari, disposti a raccontarsi in tutta la loro oscena sincerità. Con dovizie di particolari, un po’ di agghiacciante nostalgia e una sicurezza che è tutt’uno con la follia. Dopo aver mostrato le tecniche attraverso cui giustiziavano gli oppositori, accettano, insieme ad altri componenti degli squadroni della morte, di recitare in un film che servirà a ricordare ai giovani la loro storia, interpretando anche i ruoli delle vittime. Proprio in questa scelta, probabilmente, si nasconde il meccanismo capace di far affiorare in loro la reale percezione di ciò che è stato. Oppenheimer diventa allora il “direttore del gioco” in grado di canalizzare e sviluppare l’oscura interiorità degli assassini in quello che può definirsi un vero psicodramma: guardandosi nello schermo televisivo, mentre interpreta il ruolo di una vittima, Anwar Congo per la prima volta mostra un cedimento e riconosce di non poter accettare il peso di se stesso. Sconvolge e indigna quest’esempio estremo di cinema-verità, una visita tetra e senza via di scampo nella follia e nella crudeltà in cui si intravede un solo barlume di speranza. Difficile da guardare e da dimenticare.
Tra i moltissimi riconoscimenti raccolti in giro per il mondo, segnaliamo il Premio della giuria ecumenica al Festival di Berlino 2013, nella sezione Panorama Dokumente, e quello per la miglior produzione internazionale al Biografilm Festival dello stesso anno. Tra i produttori esecutivi figurano Werner Herzog e Errol Morris.

 Ore 21,30

Jiro Dreams of Sushidi David Gelb (USA 2011, 81’)
v.o. con sottotitoli in italiano
Degustazione di sushi

C’è un solo modo per abbracciare il delicato progetto di David Gelb. E, checché se ne pensi, ha poco a che vedere con l’amore per il sushi. Certo, gli amanti di tale istituzione culinaria troveranno questo ritratto davvero invitante (perché negarlo?). Tuttavia alla base sono altre le premesse che davvero fanno la differenza.

Perché la potenza di Jiro Dreams of Sushi poggia pressoché interamente su una filosofia, di cui Jiro Ono è espressione vivente. Il proprietario del Sukiyabashi Jiro, così come la sua arte, si fondano su un minimalismo dal sapore nostalgico, quasi che quella stagione così fervida fosse oramai del tutto scomparsa. Non a Ginza, nel quartiere di Chūō, a Tokyo. Dove, dopo più di cinquant’anni, l’ultra-ottantenne Jiro porta ancora avanti la sua attività.

A questo punto dovremmo prontamente scusarci col diretto interessato, visto che definire la sua occupazione come un semplice lavoro è quanto di più distorto si possa dire a riguardo. Lo dice subito, dopo le primissime battute, quando il protagonista dichiara con un’amabilità unica: «dovete letteralmente innamorarvi del vostro lavoro». Aggiungendo, però, che il primo obiettivo è quello di migliorarsi giorno dopo giorno. Perché lui non è un semplice artigiano, bensì uno shokunin; che essenzialmente è altra cosa.