The space in between: Marina Abramovic and Brazil

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di Marco Del Fiol
con Marina Abramovic, Dorothy W. Cooke, Narcisa Cândido da Conceição, Itamir Damião
genere: documentario, biografico – durata: 97 minuti – Brasile 2016

Un documentario vivido alla scoperta di un mondo affascinante e pauroso.

Marina Abramović, pioniera della performance art, viaggia attraverso le vibranti comunità religiose del Brasile per fare esperienza dei rituali sacri e svelare il suo processo in un profondo viaggio introspettivo fatto di memorie, riti di passaggio ed esperienze passate.
Tra cerimonie di purificazione e trip psichedelici, Marina riflette sulle affinità tra performance artistiche e rituali e si mette totalmente a nudo, in un tragitto anche interiore nei meandri del suo passato difficile. Un film autenticamente “in between”, sospeso tra arte e vita, tra road movie e spiritual thriller, tra diario intimo e osservazione antropologica.


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APPROFONDIMENTO
Chiara Zanini per sentieriselvaggi.it

Il tema del legame con il proprio dolore è ancora al centro della sfida datasi dall’autoproclamata nonna della performance art, i limiti del corpo e della mente sono provocati nel corso di un viaggio compiuto da Abramović nell’amato Brasile (Abadiânia, Chapada dos Veadeiros, Vale do Amanhecer, Bahia, Chapasca Diamantina, Curitiba, Minas Gerais) alla ricerca di una qualche spiritualità che accolga la sua sofferenza (d’amore, ci informa a un certo punto), mettendosi di volta in volta in ascolto e in qualche caso più pericolosamente nelle mani di guaritori, medium, saggi, sciamani o aspiranti guide religiose: da chi sostituisce erbe e rimedi naturali alla medicina a chi si improvvisa medico e incide con disinvoltura i propri seguaci come se lo fosse, da chi attrae le folle presentandosi come sciamano fino a chi offre infusi purganti (ayahuasca).

La protagonista vuole forse suggerire che pure i sedicenti guaritori sono dei performer, in quanto creatori di rituali e catalizzatori di masse? O che trattano la fede come lei tratta l’arte? Scatta facilmente il ricordo del leitmotiv “L’arte deve essere bella, l’artista deve essere bello” ripetuto in una sua performance.