Spaccapietre

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di Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio
con Salvatore Esposito, Samuele Carrino, Licia Lanera, Antonella Carone, Giuseppe Lo Console
genere: drammatico – durata 104 minuti – Italia 2020

Spaccapietre scava nelle radici di un meridione antico, ma al tempo stesso attuale, dove a parlare sono i silenzi e la fisicità.

Giuseppe e Angela sono una coppia sposata che cresce il piccolo Antò. Con Giuseppe impossibilitato a riprendere il lavoro nella cava dopo un incidente all’occhio, è Angela a dover cercare impiego nei campi come bracciante stagionale, in condizioni proibitive che finiscono per costarle la vita. Padre e figlio rimangono soli, il piccolo Antò che non si rassegna alla perdita della madre e Giuseppe che deve trovare nuove sfumature al suo senso di paternità. Il tutto trasferendosi da un posto all’altro, intrappolati all’interno dello stesso sistema di lavoro illegale e inumano che ha portato via Angela.


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APPROFONDIMENTO
Chiaretta Migliani Cavina per ecodelcinema.com

Spaccapietre è un dramma neorealista, che scava nelle radici di un meridione antico, ma al tempo stesso attuale, dove a parlare sono i silenzi e la fisicità, quella fisicità bruta ma calda di Giuseppe, interpretato dalla mole imponente di Salvatore Esposito (simbolo di Gomorra), che incute timore, come un gigante di pietra appunto, ma sa sciogliersi come neve al sole per il figlio, unica sua ragione di speranza.

Gianluca e Massimiliano De Serio scelgono una storia che offre uno spaccato dell’entroterra pugliese e trae spunto da un fatto di cronaca del 2015, la morte della bracciante Paola Clemente, e un lutto familiare dei registi che ha origine dallo stesso passato. La pellicola mostra un inferno a cielo aperto, lo sfruttamento totale di italiani immigrati e minori, l’orrore della mancanza di rispetto per la vita umana, di chi usa tutti allo stesso modo, costringendoli a lavorare sempre più veloci per zero soldi.

I registi, come lo scrittore Giovanni Verga, riproducono la realtà oggettiva, senza cedere il passo a sentimentalismi, osservatori imparziali che dipingono l’affresco con movimenti di camera, tra primi piani stretti e carrellate nel paesaggio. I gemelli Di Serio costruiscono così un “documento umano”, quasi indagando le cause che spingono questa gente a sopravvivere in un ambiente così duro e frutto di tradizioni sociali, cercando di osservare le cose dal loro punto di vista. Riecheggiano echi verghiani anche nel “concetto di religione della famiglia”, che spinge la povera gente a rimanere il più possibile ancorata alla propria famiglia, teorizzando, come Verga, “l’ideale dell’Ostrica” cioè l’attaccamento tenace dei poveri al loro mondo.