16.15 Triangle / 17.45 Timbuktu / 21.30 Patria
Giovedì 26 Febbraio
/ CINEMA ore 16.15
Triangle
Un film di Costanza Quatriglio
Con Mariella Fasanella
Musiche di Theo Teardo
Documentario, durata 63 min. – Italia 2014
Costanza Quatriglio racconta, facendo un parallelo tra la morte delle operaie di Barletta avvenuta nel 2011 con quella delle colleghe newyorkesi di cent’anni prima, le terribili conseguenze della mancata sicurezza sul luogo di lavoro.
Barletta, 2011: a cento anni dall’incendio della Triangle, avvenuto a New York nel 1911, le operaie tessili muoiono per il crollo di una palazzina che ospita un maglificio irregolare. Estratta viva da quelle macerie, Mariella assume su di sé tutto il peso del mondo. Con lei viviamo il ritorno alla condizione preindustriale e la necessità di un nuovo inizio, ma anche l’irriducibile orgoglio di chi sa che far bene il proprio lavoro è il gesto più compiuto di ogni essere umano.
Vincitore del Premio Cipputi al 32Torino Film Festival per il Miglior documentario sul mondo del lavoro
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Ingresso
Intero € 6,00 • Ridotto € 5,00 per soci Unicoop Firenze e correntisti Banca di Cambiano
CINEMA ore 17.45
Timbuktu
Di Abderrahmane Sissako
Con Ibrahim Ahmed, Toulou Kiki, Abel Jafri, Fatoumata Diawara, Hichem Yacoubi
Titolo originale Le chagrin des oiseaux
Drammatico, durata 97 min. – Francia, Mauritania 2014
Il film di Sissako è semplicemente ipnotico. Siamo così alieni a quei linguaggi, paesaggi e usanze da rimanere letteralmente incantati di fronte alla bravura degli attori, alla potenza dei personaggi e alla bellezza dei paesaggi. Presentato con successo in Concorso all’ultimo Festival di Cannes 2014, ha avuto l’onore di entrare nella cinquina per Miglior Film Straniero alla 87esima edizione degli Oscar in arrivo il prossimo 22 febbraio.
Se era già bello prima… ora Timbuktu sembra proprio il film del presente storico che stiamo vivendo. È ovvio che il pensiero andrà al califfato di Abu Bakr al-Baghdadi (ISIS) quando uscirete da questa storia bellissima sulla tolleranza religiosa di un Islam pacifico in contrasto con il fanatismo di fondamentalisti che nel film del regista proveniente dalla Mauritania Abderrahmane Sissako occupano fin dalla prima immagine la città di Timbuktu nel nord del Mali, in piena Africa Occidentale poco a sud dell’Algeria.
Nella realtà Timbuktu è stata liberata dai fondamentalisti nel 2013 grazie all’intervento del governo francese. Il film racconta di un tempo sospeso in cui questo gruppo di occupanti anche piuttosto maldestri e divisi tra loro (divertente la figura di quello incapace di rispettare i dogmi ed interessato molto di più al sesso di quello che vorrebbe far credere), sono pronti a prendere il controllo di una comunità pacifica divisa tra la totale indifferenza nei loro confronti e una sempre più evidente esasperazione per via di regole sempre più assurde da seguire (una donna protesterà per l’obbligo di mettersi dei guanti che a suo dire le impedirebbero di fare bene il suo lavoro).
Non lontani dalla città vivono il pastore Kidane con sua moglie Satima e la figlia Toya. Riusciranno a rimanere separati da quel fanatismo religioso sempre più invadente oppure anche loro avranno a che fare con quel gruppo di jihadisti a metà strada tra l’armata Brancaleone e la più spietata cellula jihadista (sono pronti a discutere per ore con l’Iman del luogo convinti che il Corano sia dalla loro parte). Nel frattempo… Kidane, Satima e Toya vivono sempre più nascosti nella loro oasi fuori dal tempo, tra chiacchiere, bevute, giochi e atti di generosità. Kidane stima il piccolo guardiano di buoi Issan al punto da volergli donare parte del suo bestiame.
Il film di Sissako è semplicemente ipnotico. Siamo così alieni a quei linguaggi, paesaggi e usanze da rimanere letteralmente incantati di fronte alla bravura degli attori, alla potenza dei personaggi e alla bellezza dei paesaggi. C’è un’angoscia che cresce costante. Un senso della tragedia imminente. Eppure, il regista è bravissimo a inquadrare le crepe di umanità e buon senso anche tra i jihadisti apparentemente più duri e puri.
In edizione italiana il film sarà doppiato per tutte le parti in lingua bambara e berbero (il linguaggio degli autoctoni del Mali) mentre la parlata degli jihadisti (ovviamente l’arabo) manterrà l’originale con i sottotitoli in italiano.
Francesco Alò
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Ingresso
Intero € 7,00 • Ridotto € 6,00 per soci Unicoop Firenze e correntisti Banca di Cambiano
PROVA L’APERICINEMA DE “I RAGAZZI DI SIPARIO”
con le specialità preparate dai ragazzi coordinati da Matteo Alessi
APERICINEMA • ingresso al film + aperitivo = € 12,00
/ CINEMA ore 21.30
Patria
Di Felice Farina
Con Francesco Pannofino, Roberto Citran, Carlo Gabardini
Drammatico, durata 87 min. – Italia 2014
Domenica 1 marzo il regista Felice Farina e Francesco Pannofino introdurranno il film delle ore 21,30
Il film di Felice Farina è potente, duro, ironico. È bello. Il repertorio magnifico, gli attori sempre a tono, la fotografia di Torino chirurgica, i dialoghi capaci di suscitare il sorriso. Che poi per quanto dura possa essere la storia che si vive se ci si trova in tre – anche su una torre, anche di notte – allora non si è soli. E quando non si è soli ogni cosa può trovare la sua strada e ripartire.
Presentato alle Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia, Patria è liberamente ispirato all’omonimo libro di Enrico Deaglio.
Torino, zona industriale – Notte d’inverno. Tre uomini soli in cima alla torre di una fabbrica. Il primo è salito per protesta: la fabbrica è in crisi, licenzia, la trattativa sindacale ha portato come massimo risultato a un accordo sulla buonuscita. Lui, Salvo, manda a quel paese i sindacalisti e decide di salire sulla torre altissima: vuole le televisioni, vuole “fare il circo” come ha visto fare in altre fabbriche. Come sa che si può fare e che funziona, a volte. La tv può tutto. Il secondo è il leader dei sindacalisti. Sale per convincerlo a scendere. Comincia a discutere con lui. Resta. Il terzo è il ragazzo del gabbiotto, il guardiano notturno entrato in fabbrica grazie alle leggi speciali per chi soffre di handicap: lo considerano scemo, ma lui è semicieco, porta occhiali immensi e spessi, fuma continuamente, traffica coi transistor e con le radio, legge Patria di Enrico Deaglio e sa tutto sulla storia d’Italia. Intercetta i discorsi dei due sulla torre. Quando capisce che resteranno su, riempie un cartone di merendine e bevande delle macchinette e sale anche lui. Succede tutto in una notte: i tre uomini si giocano il loro destino sulla torre e chiamano in causa, intanto, il destino più grande. Il destino di tutti: quello che nasce dalla storia recente per come la ricordano e per come la conoscono. Trent’anni di immagini, dalla fine dei 70 alla fine del 2000, scorrono sul grande schermo – reali, spezzoni di interviste e di tg – mano a mano che i tre uomini si parlano. Ieri e oggi, le radici del presente, una storia sola tutta negli occhi di chi aspetta il giorno in cima a quella torre.
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Ingresso
Intero € 7,00 • Ridotto € 6,00 per soci Unicoop Firenze e correntisti Banca di Cambiano