16.00 e 20.30 (v.o.) Rifkin’s Festival / 17.45 Maternal / 19.30 The Human Voice

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Martedì 1 giugno


/ CINEMA ore 16.00 e 20.30
ore 20.30 proiezione in lingua originale con sottotitoli in italiano

RIFKIN’S FESTIVAL

di Woody Allen
con Wallace Shawn, Gina Gershon, Louis Garrel, Christoph Waltz, Elena Anaya, Sergi López
genere: commedia – durata: 92 minuti – produzione: Francia 2020

Tra sogni cinefili e ipocondrie reali. Il ritorno di Woody Allen è una riflessione su esistenza, amore e potere trasformativo del cinema.

Mort Rifkin è un ex professore e un fanatico di cinema sposato con Sue, addetta stampa di cinema. Il loro viaggio al Festival del cinema di San Sebastian, in Spagna, è turbato dal sospetto che il rapporto di Sue con il giovane regista suo cliente Philippe oltrepassi la sfera professionale. Il viaggio è però per Mort anche un’occasione per superare il blocco che gli impedisce di scrivere il suo primo romanzo e per riflettere profondamente. Osservando la propria vita attraverso il prisma dei grandi capolavori cinematografici a cui è legato, Mort scopre una rinnovata speranza per il futuro.

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Ingresso in sala

È fortemente consigliato l’acquisto online dei biglietti che non avranno alcun sovrapprezzo rispetto al normale costo di biglietteria.
La sala è allestita in modo da garantire la massima sicurezza e un distanziamento ben superiore a quello imposto dalla legge.

Il biglietto acquistato prevede un posto numerato che vi chiediamo di rispettare.

Costo biglietti
Intero • € 8,00
Ridotto soci UniCoop Firenze • € 6,00
Ridotto over 65 (fino alle ore 18.30, esclusi festivi e prefestivi) • € 6,00
Omaggio bambini • ingresso omaggio solo la domenica
Ridotto studenti under 18 • € 5,00
Ridotto studenti universitari (solo per ultima replica del giorno) • € 5,00

 

ACQUISTA BIGLIETTO ONLINE
(senza nessun sovrapprezzo)

 

APPROFONDIMENTO
Valerio Sammarco per cinematografo.it

Tra banalità assortite (l’esaltazione mediatica di un regista che fa film “contro la guerra”), cocktail insopportabili e quant’altro, Rifkin – dai gusti personali che spesso fanno sì che le persone si allontanino da lui – incomincia a sovrapporre alla realtà circostante situazioni oniriche che ricreano, di volta in volta, alcune delle sequenze dei capolavori che hanno segnato la sua esistenza. Da Quarto potere a Fino all’ultimo respiro, da Jules e Jim a L’angelo sterminatore, passando per Fellini e Bergman (Persona e Il settimo sigillo): è qui che il nostalgico divertissement di Allen trova la splendida sponda formale e in b/n nel lavoro di Vittorio Storaro (ancora una volta al suo fianco come direttore della fotografia), capace di trasformare di volta in volta i “film nel film” a seconda del contesto narrativo ed emotivo della vicenda. Rifkin sembra rinascere, il film paga un leggero dazio programmatico ma l’impianto generale non ne risente, anche grazie alla notevole verve dei suoi interpreti e dei dialoghi che ne caratterizzano ogni frammento. In ballo, come sempre del resto, c’è la riflessione esistenziale e amorosa di un uomo che, avanti con gli anni, finisce per scoprire una rinnovata speranza per il futuro. Anche grazie, soprattutto, all’irresistibile ultimo sogno-visione, quello in riva al mare con Christoph Waltz ad interpretare la Morte con scacchiera di bergmaniana memoria declinata però in chiave ancor più surreale e ironica. Perché sì, il potere trasformativo del cinema è ancora in grado di cambiare i film. E cambiarci la vita.

 


/ CINEMA ore 17.45

MATERNAL

di Maura Delpero
con Lidiya Liberman, Renata Palminiello, Denise Carrizo, Agustina Malale, Marta Lubos
genere: drammatico – durata: 91 minuti – produzione: Italia, Argentina 2019

Tre donne diverse che influenzeranno reciprocamente le proprie vite e il proprio rapporto con la maternità.

L’Hogar, un centro religioso italo-argentino per ragazze madri, è un luogo paradossale in cui la maternità precoce di giovani madri adolescenti convive con il voto di castità delle suore che le hanno accolte, tra regole rigide e amore cristiano. Suor Paola è una giovane suora appena arrivata a Buenos Aires dall’Italia per finire il noviziato e prendere i voti perpetui.
Lu e Fati, entrambe diciassettenni, sono bambine bruscamente trasformate in madri.

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Ingresso in sala

È fortemente consigliato l’acquisto online dei biglietti che non avranno alcun sovrapprezzo rispetto al normale costo di biglietteria.
La sala è allestita in modo da garantire la massima sicurezza e un distanziamento ben superiore a quello imposto dalla legge.

Il biglietto acquistato prevede un posto numerato che vi chiediamo di rispettare.

Costo biglietti
Intero • € 8,00
Ridotto soci UniCoop Firenze • € 6,00
Ridotto over 65 (fino alle ore 18.30, esclusi festivi e prefestivi) • € 6,00
Omaggio bambini • ingresso omaggio solo la domenica
Ridotto studenti under 18 • € 5,00
Ridotto studenti universitari (solo per ultima replica del giorno) • € 5,00

 

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APPROFONDIMENTO
Giulia Lucchini per cinematografo.it

La maternità è una cosa complessa. E Maternal, l’opera prima della documentarista Maura Delpero, bene ci descrive le contraddizioni e le ambivalenze dell’essere madre.
Tra deodoranti spruzzati nella biancheria intima e casti abiti bianchi da suora, tra depilazioni fatte con lo scotch e capelli tenuti rigorosamente coperti sotto il velo, Delpero ci descrive con grande spirito di osservazione, attraverso la quotidianità dei gesti e il movimento dei corpi, due donne apparentemente così diverse, ma nel profondo tanto simili. Entrambe desiderano. Tutte e due trasgrediscono: la prima, diciassettenne bruscamente trasformata in madre, mal sopporta quest’impegno, la seconda, appena arrivata a Buenos Aires per finire il noviziato e prendere i voti perpetui, desidera prendersi cura di Nina, dormire con lei e giocarci sotto le lenzuola. Perennemente in bilico tra generosità ed egoismo, amore e rifiuto, responsabilità e libertà è questo l’essere madre. La Delpero ce lo svela e ci libera da una mistica della maternità sottolineandone con estrema delicatezza anche il suo lato nascosto e oscuro.

 


/ CINEMA ore 19.30

THE HUMAN VOICE

di Pedro Almodóvar
con Tilda Swinton, Agustín Almodóvar, Miguel Almodóvar, Pablo Almodóvar, Diego Pajuelo
genere: drammatico – durata: 30 minuti – produzione: Stati Uniti, Spagna 2020

Tilda Swinton, il telefono, un’ascia e il tempo che passa. La lezione di cinema di Almodovar

Almodóvar riadatta alla sua maniera il celebre monologo di Jean Cocteau “La voce umana”.
Una donna sta aspettando che l’ex amante passi a ritirare le valigie che lei ha preparato per lui. L’amore è finito, resta solo il tempo dell’attesa. Con lei c’è un cane, anche lui abbandonato e in attesa del suo padrone. Esce di casa solo per comprare un’ascia e una tanica di benzina. A casa si veste elegante, si trucca e attende una telefonata che non arriva. Col tempo, la disperazione prende il sopravvento.

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Ingresso in sala

È fortemente consigliato l’acquisto online dei biglietti che non avranno alcun sovrapprezzo rispetto al normale costo di biglietteria.
La sala è allestita in modo da garantire la massima sicurezza e un distanziamento ben superiore a quello imposto dalla legge.

Il biglietto acquistato prevede un posto numerato che vi chiediamo di rispettare.

Costo biglietti
Intero • € 4,00

 

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(senza nessun sovrapprezzo)

 

APPROFONDIMENTO
Simone Emiliani per Sentieri Selvaggi

Ha ispirato Rossellini in l’episodio L’amore con Anna Magnani ma anche Madonna con il suo brano I Want You. È un testo sulla performance dell’attore, sui fantasmi e sui desideri del cinema. Probabilmente Jean Cocteau ha spesso attraversato, anche se in disparte, il cinema di Almodóvar. Perché questa opera teatrale del 1930 è ancora attualissima per dare forma alle illusioni e alle visioni, le stesse di cui si alimenta l’opera del cineasta spagnolo, anche nel suo recente Dolor y gloria.
The Human Voice è insieme un mix esplosivo e un esercizio di stile. Nei suoi 30 minuti di durata, viene rivestito dal suo look soprattutto negli inconfondibili interni: pareti e oggetti colorati, il quadro, il letto verde, il vestito rosso della protagonista. Contemporaneamente entra in scena Tilda Swinton. La libertà del testo di Cocteau è quello di dare l’illusione che quelle parole siano nella testa della protagonista prima che nel testo. Un cinema quindi estremamente personalizzato da regista e attrice. Ma i due mondi si incontrano? Quali prevalgono? Oppure Cocteau è diventato solo l’occasione di un saggio individuale? Il risultato è alla fine affascinante e disturbante.