Ritratto di famiglia con tempesta

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di Kore’eda Hirokazu
con Hiroshi Abe, Kirin Kiki, Yôko Maki, Lily Franky, Sôsuke Ikematsu, Satomi Kobayashi
genere: drammatico – durata: 117 minuti – Giappone 2016

Un’ode all’istante, solo rifugio di un mondo dove niente è permanente, soprattutto le relazioni umane.

Ryota è un loser che sembra uscito dalla penna di Svevo: promessa (non mantenuta) della letteratura, giocatore d’azzardo, investigatore privato per tenersi a galla, ex marito di un’ex moglie che ha esaurito le ingentissime scorte di fiducia, padre maldestro di un bambino che conosce poco, figlio fragile di un’anziana madre amorevolmente rassegnata. Basterà una lunga notte di tempesta, con i quattro personaggi obbligati a condividere gli stessi metri quadrati fino all’alba, per attutire gli spigoli del presente e, soprattutto, del futuro?


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APPROFONDIMENTO
Aldo Spiniello per Sentieri Selvaggi

Non sembra esserci stacco tra le scene che vediamo e quelle che viviamo ogni giorno. Le emozioni, le sfumature di sentimento, i pensieri, i dubbi, è esattamente lo stesso. È come se il cinema fosse la prosecuzione naturale del quotidiano. Non più un’immagine after life, o un’istantanea estratta dall’album dei ricordi, ma un’altra esperienza perfettamente inserita nel flusso della vita. La costruzione, la struttura, la forma, tutto ciò che dovrebbe raccontare, in un modo o nell’altro, lo sforzo del fare film sembra dissolversi come per incanto.

I personaggi di Kore-eda li incontriamo a ogni angolo di strada, in ogni momento. Sono persone ben “reali”, anche quando sono fantasmi o bambole di gomma. Ryota Shinoda potrebbe essere mio padre, il mio migliore amico. Del resto ha il volto ormai familiare di Hiroshi Abe, “still walking”, che torna ad abitare queste stanze, insieme alla straordinaria Kilin Kiki, al beffardo Lily Franky. Ritratto di famiglia con tempesta mostra tutta la vena più comica e leggera del cinema di Kore-eda, che torna ai quartieri popolari della sua infanzia. Si ride e si assiste ai maldestri tentativi di un uomo che prova a recuperare disperatamente il terreno perduto degli affetti e dei sogni. Ma la malinconia di fondo rimane, il senso del tempo che scorre, delle fratture, dei cento, mille piccoli lutti quotidiani. Non è un dramma, purché si accetti l’inevitabilità di tutto questo passaggio. Purché si comprenda che la felicità inseguita non ripaga del tempo speso a inseguirla, che la perdita non è una negazione, un fallimento, ma un’evoluzione naturale delle cose.