17,00 – 19,00 Searching for sugar man – 21,00 Anita di Luca Maggi – 22,30 Che strano chiamarsi Federico di Ettore Scola

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17,00 – 19,00 Searching for sugar man

Ore 21,00 Anita di Luca Magi  – Ospiti Federico Ferrone e Luca Magi

Ore 22,30 Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini di Ettore Scola

Anita di Luca Magi  – Ospiti Federico Ferrone e Luca Magi

Ispirandosi al trattamento inedito di Fellini Viaggio con Anita, il regista ci conduce attraverso un’Italia segreta, lontana dai percorsi battuti, sulle tracce di Guido e Anita e del loro viaggio per raggiungere il padre di Guido sul letto di morte.
Il risultato è un film dallo straordinario impatto visivo, fatto di incontri e personaggi senza tempo trovati lungo il percorso del viaggio immaginario dei due amanti. Una sofisticata opera prima che deve gran parte del suo fascino a un uso inedito delle immagini d’archivio.

“Viaggio con Anita” è un trattamento scritto da Federico Fellini e da Tullio Pinelli nel 1957 alla cui stesura ha contribuito anche Pier Paolo Pasolini. Inedito in Italia – l’unica edizione disponibile è americana (Moraldo in the city and A Journey with Anita, a cura di J.C. Stubbs, University of Illinois Press, 1983) – è uno dei tre grandi “viaggi”, assieme al Mastorna e a Tulun, che Fellini non realizzò mai.
Nel 1989, in un’intervista rilasciata a Virgilio Fantuzzi su Civiltà Cattolica, Fellini dichiarò: “Il soggetto cinematografico, forse il più bello che ho scritto, ma che poi non ho realizzato, s’intitolava Viaggio con Anita. L’ho venduto tanti anni dopo, un po’ vergognosamente, a Grimaldi, che lo ha fatto realizzare a Monicelli, ma è diventato tutto un’altra cosa. Se ho un pentimento è riferito al fatto di non aver realizzato quel film”.

Bologna, Lisbona, Firenze, Siena: 20 anni dopo la morte di Federico Fellini una serie di proiezioni speciali di “ANITA”, il film ispirato alla sceneggiatura mai realizzata del maestro riminese “Viaggio con Anita”

 

alcune recensioni

“Colpisce l’uso inedito e decontestualizzato delle immagini d’archivio scelte e utilizzate per il loro valore pittorico ed evocativo”. SENTIERI SELVAGGI

“Anita è oggetto filmico stravagante e straniante, che rievoca un tempo perduto tramite l’aggregazione di fotogrammi provenienti da fonti disparate, e ritrattati digitalmente con sensibilità grafica”. ROLLING STONE

“Anita è creatura impalpabile che si adatta a ogni forma del paesaggio: le case, le foglie, i crinali, le spugne, i volti. La loro potenza ancestrale è svincolata dal tempo e dall’esperienza del singolo: Anita è lì a testimoniarlo, con la sua armonia di immagini e parole dall’origine molteplice”. MEDIACRITICA

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Ore 22,30 Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini di Ettore Scola 

Firmato da Ettore Scola, una tra le figure più incisive del cinema italiano, Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini si compone di un linguaggio che intreccia scene scritte e ricostruite a Cinecittà con materiali di repertorio, scelti dagli archivi delle Teche.
Il film viene raccontato infatti in terza persona, il narratore è il bravo Vittorio Viviani e “si apre” con l’arrivo a Roma di Federico Fellini appena diciannovenne, interpretato da Tommaso Lazotti, dove ha inizio la sua collaborazione con il giornale satirico “Marc’Aurelio”, è il 1939. Lungo gli anni quaranta Fellini nel frattempo inizia a collaborare come sceneggiatore per diversi registi, e di lì a poco farà l’incontro con alcuni dei futuri compagni di viaggio, come Alberto Sordi e Marcello Mastroianni. Parallelamente anche il giovane Ettore Scola, di undici anni più giovane, siamo nel 1948, entra a far parte del “Marc’Aurelio”. Ben presto farà la conoscenza di Fellini e tra i due nascerà una profonda amicizia.
In occasione del ventennale della morte di Federico Fellini, Ettore Scola ci racconta il suo incontro con il creatore dellaDolce vita, in una sorta di album di immagini e di memorie. Un ritratto che nelle intenzioni del suo autore vuole essere gioioso come lo era il regista riminese. Sul filo dei ricordi, Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini regala un’originalissima e personale lettura di Fellini. Un film che rifugge i toni nostalgici, per privilegiare il tono ironico e lieve di un “grande Pinocchio” che non è mai divenuto un “bambino perbene”. Chiude il film, una sapiente carrellata di sequenze tratte dalle opere che hanno reso celebre nel mondo il grande Federico.

 

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