Il paradiso probabilmente (It must be Heaven)

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di Elia Suleiman
con Ali Suliman, Elia Suleiman, Holden Wong, Robert Higden, Sebastien Beaulac, François Girard, Aldo Lopez, Pascal Tréguy, Natascha Wiese
genere: commedia – durata: 97 minuti – produzione: Francia 2019

Fra simmetrie esilaranti e spiazzanti metafore, il film di Elia Suleiman si rivela un viaggio alla scoperta di sé stessi, possibile solo adottando un punto di vista esterno.

Il regista parte dalla sua terra: la Palestina; “fugge” dall’ invandenza di un vicino che occupa abusivamente il suo giardino per saccheggiare una pianta di limoni, dalla polizia che benda donne e bambine e che si nasconde dietro la benda di occhiali scuri. Pensa, magari, che fuori dalla Palestina, dalle sue tensioni e contraddizioni, il mondo possa essere un paradiso. Elia Suleyman nel viaggio a Parigi e a New York trova invece affinità con le situazioni che vive nella sua terra, al di là dell’idealizzazione, ogni luogo ha le sue insidie e difficoltà. Osservatore inerme in un mondo costellato di assurdità, Suleyman si pone una domanda: dov’è il luogo che possiamo veramente chiamare casa?

 


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APPROFONDIMENTO
Virginia Campione per Cinematographe.it

In Concorso nella Selezione Ufficiale di Cannes 2019 Il Paradiso Probabilmente (It Must Be Heaven), una commedia satirica su un palestinese (interpretato dal regista stesso) che, deluso dalle problematiche sociali della propria nazione, decide di andare a cercare fortuna prima a Parigi e poi a New York. Accorgendosi, tuttavia, che “tutto il mondo è Paese” (anzi) e che forse a casa propria non si stava poi tanto male.
Un percorso che rivela – non senza una certa delusione – che l’altrove tanto agognato è spesso solo un luogo della mente. E che l’immagine turbolenta della Palestina si discosta ormai molto poco dalla violenza e dal disordine imperante nel sedicente civile Occidente. Con la differenza di un’ipocrisia di fondo che tende a mascherarlo gettando continuamente fumo negli occhi.
Il Paradiso Probabilmente è quindi una piccola grande metafora di quella contrapposizione fra luoghi paradisiaci e infernali che purtroppo non esiste, ma che i media tendono a suggerire in continuazione, fra messaggi pubblicitari e propaganda politica; sullo sfondo di una Palestina che – nonostante le ferite e le difficoltà – continua a brillare di una sua bellezza unica, da celebrare con una danza spensierata e liberatoria.