15.00, 19.30 e 21.45 L’ultima parola. La vera storia di Dalton Trumbo / 17.15 Il labirinto del silenzio

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Sabato 13 Febbraio


/ CINEMA ore 15.00, 19.30 e 21.45

L’ultima parola
La vera storia di Dalton Trumbo

VERSIONE ORIGINALE CON SOTTOTITOLI IN ITALIANO
Di Jay Roach
Con Bryan Cranston, Diane Lane, Helen Mirren, Louis C.K., Elle Fanning
Biografico, durata 124 min. – USA 2015

Dalton Trumbo fece parte della Hollywood Ten, professionisti del cinema che si rifiutarono di testimoniare davanti alla Commissione per la attività anti-americane.
Se Leonardo Di Caprio non dovesse vincere a tutti i costi l’Oscar per riparare agli errori del passato dell’Academy, Bryan Cranston sarebbe insieme a Michael Fassbender il legittimo proprietario dell’ambita statuetta.
Come raramente accade, le cinque (straordinarie) stagioni di una serie televisiva di successo come Breaking Bad non hanno per nulla intaccato la credibilità cinematografica di Cranston. Da Walter White a Dalton Trumbo: il film diJay Roach racconta la vera storia di uno degli sceneggiatori hollywoodiani più talentuosi degli anni Quaranta e Cinquanta (suoi gli script di Ben Hur, Vacanze romane e Spartaco) e vincitore di ben due premi Oscar.

Trumbo, all’epoca lo screenwriter più pagato d’America, subì un feroce ostracismo a causa delle proprie idee politiche, affrontò un processo poiché ritenuto un “pericoloso comunista” e fu per questo condannato a scontare diversi mesi di prigionia. Frustrato e umiliato, Trumbo continuò a scrivere sceneggiature sotto falso nome non arrendendosi mai di fronte a minacce e pressioni di vario genere anche grazie alla protezione e al supporto di grandi produttori e registi, da Otto Preminger a Kirk Douglas. Inaspettatamente, il regista di film demenziali come Austin Powers, Mi presenti i tuoi? e Candidato a sorpresa sforna il miglior lungometraggio della sua carriera: L’Ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo è emozionante, ironico e incalzante. La lodevole sceneggiatura di John McNamara ci consegna il ritratto di un personaggio a tutto tondo e non solo di una vittima, di uno sceneggiatore brillante e prolifico quanto di un uomo tenace sì, ma anche arrogante, avido e spesso egoista nei confronti della propria famiglia. La scene in cui lo vediamo scrivere nudo nella vasca da bagno, l’unico posto dove dice di trovare ispirazione, sono tra le più spassose di un film che trova invece gli attimi di maggiore tensione nel difficile rapporto con la figlia Niki.

Il cast sbalorditivo (da Helen Mirren a John Goodman, da Diane Lane e Elle Fanning a Louis C.K.) recita sempre all’altezza della propria reputazione supportando a dovere la performance del mattatore Cranston. Roach e McNamara optano per delle interpretazioni talvolta al limite del caricaturale in armonia con un film che declina una storia emblematica in modo convenzionale ma mai ordinario. Sebbene la regia porti con sé ben pochi elementi di originalità sono i toni altisonanti e non lo stile a rendere il film un evento imperdibile: Cranston è talmente comunicativo da stabilire un dialogo accattivante con il pubblico in sala. Le semplificazioni da un punto di vista storico, imputate dai critici statunitensi, non sono necessariamente una diminutio ma agiscono piuttosto in favore di quella conversazione fittizia tra interprese e spettatore. La bellezza di un film scoppiettante come questo sta difatti nella denuncia di un ingiusto sistema persecutorio non troppo distante da noi nel tempo così come nell’omaggio ad una straordinaria stagione del cinema hollywoodiano. Non a caso L’ultima parola: la vera storia di Dalton Trumbo uscirà nelle nostre sale l’11 febbraio, precedendo di qualche settimana la consegna dei premi Oscar dalla cui corsa sono stati clamorosamente escluse quest’anno le minoranza, attori afroamericani in primis.
Questo è solo uno dei tanti aspetti su cui riflettere guardando Trumbo, che ridicolizza il fanatismo e l’ipocrisia di parte dell’industria cinematografica strappando lacrime e risate a volontà. L’arte, la politica,l’amore: pur non rappresentando l’eccellenza del cinema del nuovo millennio Trumbo è un film significativo e appassionante che, tra i tanti meriti, può vantare la definitiva consacrazione di un attore di immenso talento come Bryan Cranston. (Rosa Maiuccaro)

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ORIGINAL VERSION WITH ITALIAN SUBTITLES
Hollywood screenwriter Dalton Trumbo fought bravely against his McCarthy-era blacklisting.

The Hollywood screenwriter Dalton Trumbo joined the Communist Party in 1943, when America was allied with the Soviets and you could just about get away with it. Come 1947, when Trumbo starts, his open embrace of radical politics was beginning to look like career suicide.
That year, he became one of the Hollywood Ten – the group of Leftist writers and directors who refused to testify before the House Un-American Activities Committee (HUAC), and found themselves blacklisted from film production. To pay the bills, they went underground for an entire decade, writing hackwork under pseudonyms, or letting colleagues take the credit, until America’s pathological fear of the Red menace blew over.
Still bitterly contested, this grim period in the industry’s history could and should be the stuff of a terrific, angry film. Irwin Winkler’s Guilty by Suspicion (1991) wasn’t it; nor was Frank Darabont’s The Majestic (2001). And Trumbo isn’t either, thanks to an overegged desire to please that comes off it like flopsweat. It’s too cartoonish and cosy by half, a sort of Punch-and-Judy-show rendition of a fascinating man’s professional crisis.
Kirk Douglas, impersonated in one of the film’s better turns by Dean O’Gorman, threw Trumbo a lifeline when he commissioned a complete rewrite of Spartacus and let him take the credit. By this point in the late 1950s, the Academy had already garlanded the Trumbo oeuvre with two screenplay Oscars (for Roman Holiday and The Brave One) without even knowing he’d written them.
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Ingresso
Intero € 7,00 • Ridotto € 6,00 per soci UniCoop Firenze e correntisti Banca di Cambiano

Dalle 19.00 alle 21.30
PROVA L’APERICINEMA DE “I RAGAZZI DI SIPARIO
con le specialità preparate dai ragazzi coordinati da Matteo Alessi
APERICINEMA • ingresso al film + aperitivo = € 12,00

 

/ CINEMA ore 17.15

Il labirinto del silenzio

Di Giulio Ricciarelli
Con Alexander Fehling, André Szymanski, Friederike Becht, Johannes Krisch, Hansi Jochmann
durata 124 min. – Germania 2014

Il Labirinto del Silenzio, la ricerca della verità nella Germania che voleva dimenticare Auschwitz

Ambientato nella Germania degli anni ’50, a più di dieci anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il film diretto e co-scritto da Giulio Ricciarelli, mette in scena la storia di un giovane pubblico ministero che decide di battersi in favore della verità, combattendo il negazionismo, contro ogni ostacolo immaginabile, in un sistema dove era più facile dimenticare che ricordare. Sullo sfondo di eventi realmente accaduti, quest’opera prima, in corsa per gli Oscar 2016, affronta con uno sguardo diverso gli anni del “boom economico”, nell’epoca dell’ottimismo sfrenato, in cui le persone volevano solo dimenticare il passato e guardare avanti. Un capitolo poco noto della storia della Germania, che cambiò radicalmente il modo in cui i tedeschi guardano al proprio passato.

Johann Radmann, interpretato da Alexander Fehling è stato recentemente nominato pm e come tutti i novizi, inizialmente dovrà occuparsi di casi minori, di scarso interesse. Fino al giorno in cui il giornalista Thomas Gnielka (André Szymanski) porterà alla sua attenzione un caso diverso, secondo il quale un suo amico avrebbe riconosciuto un’ex guardia di Auschwitz, ora insegnante. Nessuno avrà la voglia perseguire legalmente quest’uomo, tranne Radmann che, contro il volere del suo diretto superiore, inizia a esaminare il caso facendo luce su una rete di repressione e negazione fino a quel momento celata. Erano gli anni in cui la parola “Auschwitz” alcune persone non l’avevano nemmeno sentita nominare, altre invece volevano dimenticarla il più in fretta possibile. Radmann incontra solo ostacoli sul suo cammino, fatta eccezione per il pm generale, Fritz Bauer, a cui presta il volto Gert Voss, che appoggia la ricerca del suo giovane collega, con l’intento comune di riportare all’attenzione pubblica i crimini commessi nel campo di concentramento.

Durante il processo di Norimberga tenutosi solo cinque anni prima degli eventi raccontati nel film, erano stati processati 24 tra i maggiori capi nazisti: “Diversamente dai processi di Norimberga, i processi di Auschwitz sono ancora oggi ignoti alla maggioranza delle persone e in un certo senso, consideriamo il nostro lungometraggio come un mezzo per evitare che restino sconosciuti” ha raccontato il produttore Jakob Claussen. Una storia certamente complicata da raccontare, per la quale Ricciarelli, italiano di nascita naturalizzato tedesco, ha scelto toni a metà tra il film storico e il thriller e un cast d’eccezione in primis Fehling e Szymanski, a cui si affiancano giovani attori come Friederike Becht, Johannes Krisch e Johann von Bülow.
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Ingresso
Intero € 7,00 • Ridotto € 6,00 per soci UniCoop Firenze e correntisti Banca di Cambiano