16.30 e 19.00 La legge della notte / 21.30 Milano, Via Padova

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Martedì 7 Marzo


/ CINEMA ore 16.30 e 19.00

La legge della notte

Di Ben Affleck
Con Ben Affleck, Elle Fanning, Brendan Gleeson, Chris Messina, Sienna Miller
Genere: Noir – Usa 2016 – 128 minuti

Un film saldo e dinamico che combina i codici hard boiled col dramma, il romanzo sentimentale con una dose di azione e violenza diffusa di umorismo caustico e inatteso.
Protagonista Joe Coughlin, diventato un fuorilegge non per tradizione di famiglia: cresciuto nel lusso, con un padre nelle alte sfere della polizia di Boston, avrebbe potuto percorrere mille altre strade, tutte più semplici, tutte lastricate d’oro. Una cosa, però, è certa: il meglio e il peggio della sua vita hanno avuto inizio nell’istante esatto in cui ha conosciuto Emma Gould, la donna del boss più potente della città, quello contro cui Joe non avrebbe mai dovuto mettersi. Nell’America senza freni degli Anni Ruggenti, quelli come Joe si muovono nella notte, dove la Legge non conta ma chi conta può dettare le proprie regole, dove il denaro e il potere possono darti l’ebbrezza dell’onnipotenza ma devi essere pronto a pagarla a caro prezzo. Perché nessuno è disposto a salvarti e tutti possono tradirti.

Astro nascente della malavita a soli vent’anni, Joe sa benissimo che ogni sua scelta potrebbe essere fatale. E allora tanto vale giocarsi tutto nel presente, nell’intensità dell’attimo. Anche a costo di rischiare tutto per una follia, per un’emozione che arriva a scardinare tutti i piani. È l’istinto a dirti per cosa vale la pena vivere o morire. Mentre i gangster rivali cercano di farlo fuori o di averlo dalla loro parte, Joe inizia la sua ascesa ai vertici del crimine organizzato. Il viaggio che lo porta dalla Boston glamour dell’età del jazz alle strade roventi di Cuba, passando per il sensuale quartiere latino di Tampa, è anche un viaggio nell’America del proibizionismo, tra case da gioco e distillerie clandestine.
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Ingresso
Intero € 7,00
Ridotto soci UniCoop Firenze € 6,00
Ridotto over 65 (fino alle ore 18.30, esclusi festivi e prefestivi) € 6,00
Ridotto studenti universitari (dalle ore 22.00) € 5,00

 

Dalle 19.00 alle 21.30
PROVA L’APERICINEMA DE “I RAGAZZI DI SIPARIO
con le specialità preparate dai ragazzi coordinati da Matteo Alessi
APERICINEMA • ingresso al film + aperitivo = € 12,00

 

/ CINEMA ore 21.30
ANTONIO REZZA E FLAVIA MASTRELLA INCONTRANO IL PUBBLICO

Milano, Via Padova

Inchiesta giornalistica di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
Condotto e galoppato da Antonio Rezza
Ispirazione metafisica Alessandro Massi
Interprete multilingua Adil Bahir
Immagini Marco Tani, Flavia Mastrella
Presa diretta Massimo Simonetti
Montaggio Barbara Faonio
Produzione RezzaMastrella
Con la collaborazione della Fondazione Gaetano Bertini Malgarini Onlus

Nel film spicca il lavoro di persuasione che è stato fatto negli anni dai mass media sulla popolazione (formata da persone).

L’uniformità di argomentazioni relative al razzismo, inibisce il sentimento e lo rende doppiamente grave. Il 21 maggio a Milano in Via Padova, armoniosi e combattivi, iniziamo le interviste: Antonio Rezza, Flavia Mastrella, Marco Tani, Massimo Simonetti, Ivan Talarico, Daniele Verlezza, Adil Bahir si muovono nella città che si risveglia. Antonio si guarda attorno, la via è quasi deserta. Il sabato prefestivo consente la tipica sospensione di chi regala a se stesso l’oltraggio di un giorno di riposo. Gli intervistati si concedono con la prepotenza di chi vede in quel tempo perduto un diritto inalienabile.

Affidatoci dalla Fondazione Gaetano Bertini, MILANO VIA PADOVA è un lungometraggio che nasce per eccesso di zelo nel realizzare un’indagine sulla gente che vive la via. Già l’anno prima la Fondazione Bertini ci aveva incaricato di realizzare un documento sul disagio mentale girato in occasione di “Fuori Dove?”, iniziativa a sostegno della Legge Basaglia.

MILANO VIA PADOVA parla di razzismo e insofferenza e racconta, attraverso il canto, la convivenza forzata e la cultura di chi è straniero. È il canto a farci vedere la dolcezza di un ritmo naturale da tempo dimenticato in occidente. A pochi minuti dall’inizio delle interviste Antonio era già integrato, la via che sembrava deserta ha iniziato ad animarsi, la realtà talmente insolita raggiunge picchi performativi quando i problemi personali si associano a quelli sociali. Le risposte, a tratti di frasi fatte, in altri momenti scoordinate con l’aspetto e l’esperienza dell’intervistato, rendono paradossale lo squilibrio sociale. Nel magma di problemi i razzisti sostengono che gridare è un reato e i pacifisti cercano disperatamente di aiutare, di assistere, di voler integrare a tutti i costi chi, per volere politico, viene regolarmente maltrattato. Come se essere integrati fosse una cosa buona. È evidente quanto la mancanza di organizzazione determini la tensione tra gli abitanti che non riescono a comunicare; gli stranieri non sanno l’italiano e gli italiani non conoscono l’inglese. Viviamo inconsapevoli la violenza del disagio, molto peggio di come si possa immaginare. La domanda ricorrente è ”lei ospiterebbe a casa sua un extracomunitario? In un angolo, in cucina, tanto non da fastidio, si mette in un cantuccio e la guarda, si mantiene da solo”. Sembra un quesito assurdo, ma tutti hanno creduto possibile una tale eventualità, la gente per le strade non esclude nessuna possibilità, ognuno di noi si aspetta di tutto.

E allora si affaccia un problema aggiuntivo: perché dobbiamo essere uniformi e uniformati? A che serve questo formalismo di democrazia caotica? Forse il problema della diversità è proprio ritenere diverso chi non lo è per niente. Siamo pezzi di carne che va al macello e non basta il colore a salvarci. Né la provenienza e neppure la lingua. Il razzismo è l’uomo che si sopravvaluta e che trova il tempo di scorgere irrisorie diversità sommerse dall’omologazione che dilaga. Gli stranieri, infatti, vogliono quello che vogliono gli italiani, il lavoro, una casa, i diritti. E mai la libertà di decidere autonomamente cosa fare. Noi, come loro, restiamo aggrappati all’infamia utopica della vita civile che ci incatena a una contingenza che crea fossati, voragini di intolleranza. Chi ci obbliga al vivere civile ci impone l’intolleranza sociale. Siamo razzisti su suggerimento dell’istituzione. Siamo razzisti programmati dalle nuove tecniche di persuasione collettiva. E gli stranieri si adeguano sviluppando un razzismo parallelo foraggiato dalla vita che scorre.
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Ingresso
Posto unico € 7,00
Ridotto soci UniCoop Firenze € 6,00
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