16.00 Minari / 18.15 Babyteeth / 20.30 Nomadland (v.o.)

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Lunedì 24 maggio


/ CINEMA ore 16.00

MINARI

di Lee Isaac Chung
con Steven Yeun, Ye-ri Han, Yuh Jung Youn, Alan S. Kim, Noel Cho, Will Patton
genere: drammatico – durata 115 minuti – produzione: Stati Uniti 2020

La seconda volta. La seconda stagione. La seconda ondata. Le seconde generazioni. E un nuovo inizio, dunque, una nuova frontiera e il sogno che la costruisce

Premiato ai Golden Globes, vincitore del Premio della Giuria e del Premio del Pubblico al Sundance FF, ha 6 nomination agli Oscar.

Tutto ha inizio quando Jacob, immigrato coreano, trascina la sua famiglia dalla California all’Arkansas, deciso a ritagliarsi la dura indipendenza di una vita da agricoltore negli Stati Uniti degli anni ’80. Sebbene Jacob veda l’Arkansas come una terra ricca di opportunità, il resto della sua famiglia è sconvolto da questo imprevisto trasferimento in un fazzoletto di terra nell’isolata regione dell’Ozark. L’arrivo dalla Corea della nonna, donna imprevedibile e singolare, stravolgerà ulteriormente la loro vita. I suoi modi bizzarri accenderanno la curiosità del nipotino David e accompagneranno la famiglia in un percorso di riscoperta dell’amore che li unisce.

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Ingresso in sala

È fortemente consigliato l’acquisto online dei biglietti che non avranno alcun sovrapprezzo rispetto al normale costo di biglietteria.
La sala è allestita in modo da garantire la massima sicurezza e un distanziamento ben superiore a quello imposto dalla legge.

Il biglietto acquistato prevede un posto numerato che vi chiediamo di rispettare.

Costo biglietti
Intero • € 8,00
Ridotto soci UniCoop Firenze • € 6,00
Ridotto over 65 (fino alle ore 18.30, esclusi festivi e prefestivi) • € 6,00
Omaggio bambini • ingresso omaggio solo la domenica
Ridotto studenti under 18 • € 5,00
Ridotto studenti universitari (solo per ultima replica del giorno) • € 5,00

 

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(senza nessun sovrapprezzo)

 

APPROFONDIMENTO
Federico Pontiggia per cinematografo.it

Come il Paese che lo ospita, il cinema statunitense si rinnova per accoglienza nel proprio corpo del corpo estraneo, per innesto: anziché pretendere di raccontare l’altro, fa sì che l’altro si possa raccontare, scoprendo quindi una comunanza di tensioni, desideri e, perché no, successo. Lee Isaac Chung tiene fede metaforica, e ideologica, al titolo che s’è scelto: minari è un’erba piccante coreana che diventa più rigogliosa nella sua seconda stagione di crescita, e così la seconda generazione, il regista in fondo, grazie al sacrificio dei genitori. Quante volte l’abbiamo già letta, vista, sentita questa storia? Appunto, ma anziché limitazione è un pregio: Minari scommette sull’originalità del racconto, ovvero l’empatia della scrittura, il respiro della partitura (anche musicale, ovvio), la sapienza del tratto, il guizzo della memoria. Ma forse, in fondo, anzi, nel profondo a farci innamorare di Minari è che dietro le sue buone maniere, dietro la scelta di aguzzare lo sguardo anziché alzare la voce è un film, e un’idea di mondo e di arte, che non abdica al conflitto, dell’Uomo contro la Natura (e lo Stato), dell’Uomo con la Donna, dei Vecchi con il Futuro, e dei Giovani con il Passato. E che prima di trovare un’acqua salvifica sa votarsi al fuoco purificatore, consapevole che non esista conforto senza contrasto, ripartenza senza terra bruciata, sintesi senza antitesi.
Minari è un grande film, perché ha scelto di essere anziché sembrare, di costruire anziché rimaneggiare. Ha rischiato, insomma, di raccontare ancora una volta una storia che conoscevamo.

 


/ CINEMA ore 18.15

BABYTEETH – TUTTI I COLORI DI MILLA

di Shannon Murphy
con Eliza Scanlen, Michelle Lotters, Toby Wallace, Sora Wakaki, Ben Mendelsohn
genere: commedia – durata: 118 minuti – produzione: Australia, Stati Uniti 2019

Un mosaico che è fatto di musica e colori, di pianti e battute sagaci, di droghe e medicinali, in una continua altalena tra speranza e disperata impotenza.

Binario 4. Stazione centrale. Sydney. Estate. Milla Finlay, 16 anni, sta andando a lezione di violino quando inizia a perdere sangue dal naso. Moses, 23enne meravigliosamente inutile nonché spacciatore occasionale, si toglie la maglietta e la preme sul viso di Milla per fermare il flusso di sangue. Fra i due scocca immediatamente la scintilla. L’adolescenza, il primo amore e la ribellione arrivano tutti insieme proprio nel momento in cui Milla inizia le cure: e indietro non si torna. Inizialmente riluttanti e spaventati, gli apprensivi genitori di Milla, Henry psichiatra e Anna pianista, accettano Moses nella loro famiglia, pur di vedere felice loro figlia in quelle che potrebbero essere le ultime settimane della sua vita. Ma i sentimenti di Moses per Milla sono reali e il loro incontro trasforma la vita di entrambi.

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Ingresso in sala

È fortemente consigliato l’acquisto online dei biglietti che non avranno alcun sovrapprezzo rispetto al normale costo di biglietteria.
La sala è allestita in modo da garantire la massima sicurezza e un distanziamento ben superiore a quello imposto dalla legge.

Il biglietto acquistato prevede un posto numerato che vi chiediamo di rispettare.

Costo biglietti
Intero • € 8,00
Ridotto soci UniCoop Firenze • € 6,00
Ridotto over 65 (fino alle ore 18.30, esclusi festivi e prefestivi) • € 6,00
Omaggio bambini • ingresso omaggio solo la domenica
Ridotto studenti under 18 • € 5,00
Ridotto studenti universitari (solo per ultima replica del giorno) • € 5,00

 

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APPROFONDIMENTO

Enrico Azzano per Quinlain.it

Murphy e la sceneggiatrice Rita Kalnejais riescono a comporre un mosaico leggiadro e al contempo drammatico, scandagliando il piccolo universo di una ragazzina alle prese con l’amore, la vita, lo spettro della morte. Sorretto da una vivace e solida messa in scena e da ottimi interpreti, Babyteeth rimette a posto i tasselli di una famiglia funzionale/disfunzionale senza scivolare mai nel patetico, senza perdere la misura e la necessaria delicatezza. Sulla carta, un’operazione rischiosissima. Più del basilare intreccio, visto e rivisto, troppe volte declinato maldestramente, ci interessano le scelte di scrittura e regia, le ellissi, la costruzione dei personaggi. L’ironia che depotenzia e disinnesca le derive melodrammatiche. Ci interessa, ad esempio, l’ampio discorso su droghe e medicinali, che procede a braccetto col concetto di funzionale/disfunzionale. Babyteeth mette in scena una lunga serie di fertili contrapposizioni, anche di apparenti paradossi, soprattutto genitoriali. Milla è una Vanessa Lemor sotto acido, Moses è una sorta di fratello minore di Alien ma d’animo buono. I genitori sono quello che possono essere, sempre a un passo dal tracollo, argini benpensanti che cedono presto a quella che forse è l’unica scelta possibile – “credi facciano sesso?” si chiedono ridendo, cambiati, non più rassegnati, in una sequenza che riassume perfettamente la cifra stilistica di Babyteeth. La scrittura sbarazzina, gli accesi cromatismi (dalle luci della festa ai titoli di coda), le travolgenti ingenuità di un amore adolescenziale, le performance attoriali – davvero notevole la chiusura di Ben Mendelsohn – e anche l’inevitabile portata drammatica, fortunatamente mai ricattatoria, ci restituiscono un quadro pulsante, vivo, sincero.

 


/ CINEMA ore 20.30
versione in lingua originale con sottotitoli in italiano

NOMADLAND

di Chloé Zhao
con Frances McDormand, David Strathairn, Linda May, Charlene Swankie, Derrick Janis
genere: drammatico – durata: 108 minuti – produzione: Stati Uniti 2020

Vincitore di 3 Premi Oscar, 2 Golden Globes e premiato con il Leone d’oro al Festival di Venezia 2020

Un viaggio alla scoperta di sé e di un altro modo di vivere. Nomadland il sogno di un western in cui non spara nessuno
Dopo il crollo economico di una città aziendale nel Nevada rurale, Fern carica i bagagli nel suo furgone e si mette sulla strada alla ricerca di una vita al di fuori della società convenzionale, come una nomade dei tempi moderni. Nomadland vede la partecipazione dei veri nomadi Linda May, Swankie e Bob Wells nella veste di guide e compagni di Fern nel corso della sua ricerca attraverso i vasti paesaggi dell’Ovest americano.

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Ingresso in sala

È fortemente consigliato l’acquisto online dei biglietti che non avranno alcun sovrapprezzo rispetto al normale costo di biglietteria.
La sala è allestita in modo da garantire la massima sicurezza e un distanziamento ben superiore a quello imposto dalla legge.

Il biglietto acquistato prevede un posto numerato che vi chiediamo di rispettare.

Costo biglietti
Intero • € 8,00
Ridotto soci UniCoop Firenze • € 6,00
Ridotto over 65 (fino alle ore 18.30, esclusi festivi e prefestivi) • € 6,00
Omaggio bambini • ingresso omaggio solo la domenica
Ridotto studenti under 18 • € 5,00
Ridotto studenti universitari (solo per ultima replica del giorno) • € 5,00

 

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APPROFONDIMENTO
Gian Luca Pisacane per cinematografo.it

L’America, il western, il cinema di Chloé Zhao. La sua è la rilettura di un genere, è la riscoperta dell’elemento fondativo di una nazione. In Nomadland ci sono le pianure di John Ford, le montagne di Anthony Mann, le strade di Jack Kerouac, ma anche la poesia di Bruce Springsteen. Furore, le carovane, il viaggio che caratterizza da sempre la cultura degli Stati Uniti. Nomadland è il fantasma del capitalismo, l’ombra di un sogno che non si è mai concretizzato, l’immagine di una terra ricca di opportunità che si è dissolta. Zhao restituisce dignità alla provincia, esalta il legame tra uomo e natura. Con sguardo da documentarista, cattura i volti di chi non vuole restare indietro, di chi sceglie di non fermarsi. È un western senza pistole. I personaggi hanno la pelle bianca, ma potrebbero essere “indiani”. La loro riserva è tutto ciò che sta al di fuori dai canoni, dai grattacieli delle metropoli. Trovano una loro quiete la sera intorno al fuoco, come stanchi cowboy sempre in fuga da qualcosa. Sono inseguiti dai ricordi, che da memoria personale diventano coscienza collettiva. È un film di battaglie spesso perdute, dove gli unici datori di lavoro disposti a pagare appartengono alla cosiddetta gig economy, e l’esasperazione del consumismo sembra essere la sola via di uscita. Quindi Zhao mostra chi ha meno, chi non può e non vuole accumulare. L’unico dispositivo tecnologico di Fern è uno smartphone, che lei usa soltanto due volte nella storia. La cineasta sottolinea la fermezza, l’impossibilità di cambiare dell’essere umano attaccato ai suoi valori. A suo modo invoca una riconciliazione: mette a tacere le trombe di un mondo frenetico, e cerca il silenzio, cerca un po’ di onestà in un West senza più miti né speranze.